Il CBD: che cos’è esattamente? Viene genericamente (ed erroneamente) noto come cannabis, marijuana, erba e con svariati altri appellativi che non gli appartengono. Argomento controverso, stigmatizzato dalla società ed affetto da una solida e tenace disinformazione che tutt’ora si fatica a sradicare.
Anzitutto, sarebbe più opportuno iniziare parlando di cosa non è. Il Cannabidiolo (questo il nome completo dietro la sigla) semplicemente non è nessuna delle precedenti definizioni.
Sebbene il CBD sia una molecola attiva presente nella cannabis, esso non è un composto psicoattivo, a differenza del più conosciuto THC – o Tetraidrocannabinolo -; non provoca alterazioni a livello cognitivo, comportamentale o percettivo. Anzi, a dirla tutta il CBD è in grado di inibire tali effetti, provocati invece dal THC. È inoltre opinione diffusa il fatto che la sinergia tra le due molecole produca benefici di gran lunga maggiori rispetto a quando agiscono separatamente.
Da smentire anche la diffusa convinzione secondo cui CBD sia un altro termine per marijuana, e da qui si comincia a far luce sulla sua vera natura. Il CBD altro non è se non un metabolita estratto da una delle tre specie di pianta di Cannabis, la Cannabis sativa; marijuana e l’erba sono termini gergali entrati col tempo nell’uso comune per definire le varietà della pianta ad elevato contenuto di THC, e quindi in grado di esercitare sull’organismo un’azione psicotropa. Il cannabidiolo è invece presente in grandi quantità nelle specie di cannabis con una percentuale minima di THC (intorno allo 0,3%), raggruppate sotto il generico appellativo di canapa; recentemente la popolarità del CBD ha subito un aumento considerevole, fatto che ha spinto i coltivatori a creare nuovi ceppi della pianta ricchi di questa sostanza. Questi ceppi privi di THC e ricchi di CBD forniscono infiorescenze femminili più grandi, e sono prevalentemente destinati all’uso ricreativo.
In sostanza, CBD e THC sono due composti di cannabis da considerarsi fratelli, poiché agiscono alle volte in simbiosi, altre in opposizione, compensando o annullando gli effetti l’uno dell’altro; sono, inoltre, i cannabinoidi più presenti in natura, considerando che ne esistono circa 85.
Vi è testimonianza scientifica di numerosi benefici forniti dal cannabidiolo, che agisce sull’organismo con effetti ansiolitici, antalgici, antinfiammatori e molti altri; studi recenti (va, infatti, considerato che la ricerca nell’ambito dei cannabinoidi è stata liberalizzata solo negli ultimi anni) hanno addirittura confermato l’efficacia del CBD nel contrastare gli effetti delle cellule tumorali e nel bloccare il gene responsabile della diffusione delle metastasi.
Esiste dunque un potenziale enorme nell’utilità in ambito scientifico e medico del CBD che abbiamo solo iniziato a scoprire e che va ben oltre il luogo comune dello sballo.
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